Con una conferenza stampa a cui hanno partecipato il Vice Ministro agli Esteri Lapo Pistelli, il Direttore Generale della Cooperazione Italiana Giampaolo Cantini, ed i rappresentanti del MAE e della RIDS, il 30 ottobre scorso presso la Farnesina è stato ufficialmente presentato il Piano di Azione sulla disabilità della Cooperazione Italiana.
Fonte: www.ridsnetwork.org – Si tratta di un importante documento che segna un ulteriore passo avanti dell’Italia, già piuttosto all’avanguardia nello sviluppo di politiche inclusive della disabilità nell’ambito degli aiuti allo sviluppo. Infatti, l’elaborazione di un Piano di Azione che promuovesse l’inclusione e che desse organicità alle politiche ed attività era previsto dalle Linee Guida sulla disabilità di cui la Cooperazione Italiana si era già dotata nel 2010.
Pistelli ha sottolineato l’importanza del metodo partecipativo che ha visto il MAE “quasi come facilitatore” e che dovrà ora svolgere il compito di sostanziare quanto scritto individuando tra l’informazione, la sensibilizzazione, la mappatura e la raccolta dati i temi prioritari identificati nel Piano di Azione. Un primo passo verso la valorizzazione di progetti in questo settore è stato fatto, come sottolinea Cantini, con l’approvazione di 7 progetti promossi che hanno come target la disabilità, per un contributo pari a più di 50 milioni di euro. Un auspicato incremento delle risorse disponibili provenienti dalla legge di stabilità in discussione in queste ore, permetterebbe di confermare il Mediterraneo ed il Medio Oriente tra le aree geografiche che l’Italia ritiene prioritarie.
Giampiero Griffo (DPI Italia) ha sottolineato come questo documento risponde pienamente ai requisiti di attuazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, in particolare gli articoli 11 (situazioni di rischio ed emergenze umanitarie) e 32 (cooperazione internazionale), valorizzando il lavoro fatto come buona prassi di modalità di partecipazione e come esso rappresenti uno strumento di lavoro pragmatico. La Rete Italiana Disabilità e Sviluppo, sottolinea Francesca Ortali (AIFO), nasce proprio per mettere in rete e condividere competenze proprie di ciascuno dei componenti e rappresenta un importante valore aggiunto sia nel mondo della cooperazione che in quello della disabilità, con l’obiettivo di operare in Italia ed all’estero con sistemi di partenariato. Sempre sulla valorizzazione delle sinergie, Alfredo Camerini (EducAid) mette in risalto l’importante patrimonio nell’ambito dell’inclusione educativa e sociale che la rete contribuisce a condividere. Infine il Piano di Azione, sottolinea Pietro Barbieri(FISH) è sostanzialmente già divenuto strumento operativo anche per l’attuazione del Programma di Azione biennale sulla disabilità, licenziato dal Ministero del Lavoro e Politiche Sociali che vede, tra i suoi 7 punti, una linea di intervento dedicata alla cooperazione allo sviluppo basata sul Piano di Azione. A conferma dell’impegno preso dal Ministero, Mina Lomuscio, referente del Tavolo di lavoro MAE-RIDS annuncia l’avvio di attività di formazione, a partire dai vari uffici della DGCS ed UTC, di sensibilizzazione, di mappatura e raccolta dati e l’avvio di tavoli tecnici su specifiche tematiche quali, ad esempio, emergenza ed accessibilità.
Il documento è stato redatto in prima battuta dai membri del tavolo di lavoro MAE-RIDS ed ha goduto, successivamente, della partecipazione attiva di 50 tra istituzioni, associazioni, enti locali, università, centri di ricerca e imprese riuniti in 4 gruppi di lavoro che hanno contribuito ad elaborare un testo puntuale e concreto.
Si suddivide in 5 capitoli che coprono altrettante aree di azione, fondamentali per costruire un sistema compiuto di inclusione della disabilità basato su un approccio a doppio binario (twin-track approach): realizzare iniziative specificamente rivolte alle persone con disabilità attraverso un approccio partecipativo e di empowerment; dall’altro favorire l’inclusione delle persone con disabilità tra i target di tutti i progetti.
Politiche e strategie
Le parole chiave di questo capitolo sono mainstreaming e monitoraggio. Da un lato è necessario che la prospettiva della disabilità sia inclusa nella definizione di tutte le politiche e strategie, anche quelle che non la riguardano direttamente, vale a dire, ad esempio, quelle di genere, infanzia e adolescenza, ambiente, povertà ecc., a partire dalla fase di ideazione passando per l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione.
Dall’altro è importante sviluppare un sistema che permetta di raccogliere dati qualitativi che permettano di valutare le attività di cooperazione implementate dal MAE (sia direttamente sia attraverso il finanziamento di progetti affidati ad enti e ONG) che da tutti gli stakeholder attivi nel campo della cooperazione.
Progettazione inclusiva
In questo capitolo si elencano le azioni previste affinché si promuova lo sviluppo di competenze adeguate che sappiano, cioè, includere la disabilità nei contesti territoriali in cui si opera mantenendo il raccordo con gli standard internazionali delineati, in primis, dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Inoltre, riconoscendo che la sostenibilità dell’applicazione della Convenzione passa attraverso un processo di empowerment delle organizzazioni di persone con disabilità, si pone l’accento sull’introduzione di attività di capacity building nei progetti di cooperazione. In questo contesto, la valorizzazione dell’approccio italiano all’educazione inclusiva, ha lo scopo di sostenere la partecipazione delle persone con disabilità alla vita culturale, alla ricreazione, al tempo libero e allo sport.
Accessibilità e fruibilità degli ambienti, beni e servizi
Le azioni previste in questa parte del documento si concentrano sull’abbattimento d quelle barriere, non solo architettoniche, che impediscono alle persone con disabilità di accedere e di fruire effettivamente degli spazi, opportunità, diritti e servizi che sono messi a disposizione della popolazione. Si parla di accessibilità delle infrastrutture, a partire dalle sedi centrali ed estere del MAE e, ad esempio, delle costruzioni di nuova fabbricazione così come dei siti internet, dei servizi di trasporto e di avviamento all’impiego.
Aiuti umanitari e situazioni di emergenza
L’articolo dedicato a questo tema mette in risalto il cambiamento che si è potuto testimoniare negli ultimi anni che ha visto la disabilità uscire dall’anonimato e divenire tra i target prioritari delle attività di ricerca di soluzioni per la riduzione dei rischi in situazioni emergenze umanitarie e di disastri naturali ed umani, quali ad esempio le guerre. Se da un lato si fa perno sull’innovativo (e ancora poco approfondito) concetto di accomodamento ragionevole, dall’altro si punta nuovamente sull’adeguata formazione del personale responsabile, sempre con il diretto coinvolgimento delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni, che possono garantire, grazie alla loro esperienza diretta, il know how necessario.
Valorizzazione delle esperienze e competenze della società civile e delle imprese
Le realtà che compongono il Sistema Italia, società civile ed imprese giocano, in questo capitolo, la parte centrale. Il ruolo che esse hanno, nello sviluppare capacità e nel mettere a sistema legislazioni e buone pratiche viene messo in risalto sulla base della consapevolezza che la loro valorizzazione ed il raccordo fra di essi permette di garantire l’applicabilità delle politiche. Al tempo stesso è importante saper trasferire queste competenze nei paesi di cooperazione, nel pieno rispetto delle ownership locali.
Comune obiettivo del Ministero e della società civile, quindi è che anche attraverso il Piano di Azione la disabilità diventi un cosiddetto “cross cutting issue”, un tema, cioè, trasversale a tutte le politiche e programmi di cooperazione.
scarica il Piano di Azione sulla disabilità della Cooperazione Italiana
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