Nel mondo sono in corso condizioni di guerra in 36 paesi. Le guerre ormai colpiscono quasi esclusivamente le popolazioni civili. Se nella prima guerra mondiale a fronte di a 10.298.699 morti militari furono 7.081.074 quelli civili, già nella seconda guerra mondiale il rapporto si era invertito: furono 48.525.113 i civili morti e “solo” 9.564.947 quelli militari. Questo trend è cresciuto negli ultimi anni con l’uso di sofisticate tecnologie belliche al punto che ormai mentre i morti inermi crescono a dismisura si contano nell’ordine di poche centinaia o migliaia quelli militari.
Tutto il movimento internazionale delle persone con disabilità e delle loro famiglie è sempre stato contrario a qualsiasi guerra, perché incrementa il numero di persone con disabilità, crea condizioni nelle quali le persone meno tutelate e discriminate sono quelle più soggette a violenze e violazione di diritti umani, perché anche nel momento dell’intervento umanitario di emergenza ci si dimentica che vi sono persone con esigenze particolari. Le persone con disabilità, come i vecchi ed i bambini, sono i più colpiti dagli effetti devastanti di una guerra.
Durante la guerra in Kossovo le persone non autonome venivano abbandonate nelle fughe precipitose; in molti paesi con conflitti le persone che sono rinchiuse in istituti, spesso incapaci di rappresentarsi da sole, hanno visto mancargli progressivamente l’assistenza, la cura ed il cibo; nei campi profughi completamente inaccessibili, le persone con disabilità sono prigioniere nelle loro tende, non possono andare in bagno, non ricevevano diete alimentari speciali a loro necessarie, non hanno alcuna assistenza; nella recente guerra nella striscia di Gaza, le persone con disabilità non potevano fuggire dalle loro case durante i bombardamenti.
A queste condizioni terribili si aggiungono le conseguenze che colpiscono le persone con disabilità nei paesi che entrano in guerra: infatti l’attenzione verso le esigenze della guerra, le risorse economiche ingenti che essa ingoia, l’abitudine ad un mondo a due dimensioni, fatto solo “di chi è con noi e di chi è contro di noi”, produce disattenzione e spesso cancellazione delle azioni e politiche necessarie per garantire alle persone con disabilità la lotta all’esclusione sociale, la non discriminazione e la pari opportunità nell’accesso ai diritti.
L’inclusione sociale che le persone con disabilità rivendicano in tutto il mondo come metodo ed obiettivo delle società rispettose dei diritti umani di tutti richiede un dialogo continuo, la messa a disposizione di strumenti di empowerment e di politiche pubbliche di mainstreaming, il coinvolgimento di tutti gli attori sociali competenti, la messa a disposizione di soluzioni legate alla personalizzazione degli interventi ed alla trasformazione degli ambienti di vita e di relazione. Tutto questo durante la guerra viene messo in secondo piano, a volte viene totalmente cancellato dalle agende politiche, dai mass media, dalla coscienza della gente comune.
Per questo Disabled Peoples’ International, organizzazione per la tutela dei diritti umani delle persone con disabilità, presente in 142 paesi del mondo, e la FISH, Federazione italiana per il superamento dell’handicap, hanno deciso di aderire alla Marcia della Pace Perugia-Assisi del 19 ottobre 2014, invitando le persone con disabilità e le loro associazioni, tutti coloro che vogliono vivere in un mondo senza guerre a partecipare alla Marcia.
Per informazioni scrivere a
giambatman@tin.it
e
presidenza@fishonlus.it